I Territori tornano ad essere centri vivi della discussione politica, sociale, economica e culturale.
Solo ascoltando le necessità dei territori la politica può avviare un vero e profondo bene comune. In tale ottica deve muoversi la nuova missione della politica italiana ed europea, accompagnata da una riforma strutturale dei modelli partitici, al punto di creare le condizioni per poter realmente concorrere (con metodo democratico) alla Politica.
I territori diventano quindi massima espressione delle richieste, delle necessità e delle dinamiche socio-economico dalle quali far partire la nuova impostazione delle politiche nazionali. Cosa può la politica senza l’ascolto dei territori? Anzi, formulando meglio questa domanda: cosa è la politica senza l’ascolto dei territori?
L’ambizioso compito che si propone Radici è essere interlocutore tra le realtà locali, e quindi i suoi cittadini, e la politica, sotto le sue molteplici interpretazioni.
Effetto dell’assenza di questa realtà è stato, ad esempio, il tracollo del Partito Democratico alle recenti elezioni politiche. Un partito che in questo millennio non ascolta le istanze dal basso, non riconosce il tessuto sociale che vive quotidianamente nelle realtà comunali, supera le logiche locali per interessi nazionali, è un partito destinato a perdere voti e capacità rappresentative, proprio a causa del suo distacco territoriale (ne è prova la scelta delle candidature, tanto nei collegi uninominali quanto nei listini proporzionali). La rappresentanza territoriale, e il rispetto degli interessi degli stessi, diviene quindi elemento essenziale per la ripresa della politica. È necessario pertanto che si sviluppino associazioni di ogni genere che operino nel ricucimento dei valori, delle idee, delle proposte e che formulino richieste fino al punto di costruire rappresentanza e interlocuzione locale.
Radici è tutto ciò. Radici può addirittura essere qualcosa in più, perché vede la sua nascita nella necessità di un gruppo di ragazzi di difendere il proprio territorio e, proprio lì dove sono in gioco dei ragazzi, la politica ha già trionfato.
Sono però convinto che a tutto ciò debba sommarsi la necessità impellente di riforme politico-istituzionali che avvicini di più i meccanismi territoriali a quelle socio-istituzionali. Da quanto detto non possono quindi prescindere due riforme: quella dei partiti e quella della Costituzione. Questi sono temi spesso lontani dalla vita del singolo individuo ma sono, al contrario, centrali nella caratterizzazione quotidiana della politica. Se un sistema parlamentare non funziona perché è lento e non consente un’autonomia governativa, o non rappresenta i territori (ad esempio attraverso una maggiore rappresentanza delle istanze regionali), questi necessita di essere aggiornato; se un partito non consente il regolare svolgimento della sua democrazia interna o non procede a una corretta selezione delle classi dirigenti o delle candidature, questi necessita di essere rivisto. Tutto il resto (lavoro, tasse, Sud, amministrazione, ecc…) è strettamente legato e consequenziale.
In questa ottica i territori tornano a essere centri vivi della discussione politica, sociale, economica, culturale e di qualsivoglia elemento che ne caratterizzi discussione, confronto, analisi, idee e proposte. Da essi non si può più prescindere. Di essi non si può più credere di fare a meno. Radici è tutto ciò, qualcosa in cui credere per migliorare i luoghi in cui si vive perché, ancora una volta, è necessario ricordarlo: politica è territorio.
Mattia Giorno
Vice Presidente Nazionale Giovani Democratici
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