I social, nati come piattaforme di comunicazioni e metodo per relazionarsi con gli altri, si sono evoluti in miniere di dati che vengono venduti a centri di analisi che lottano fra loro per potersi accaparrare la più grande quantità di dati.
Se domandiamo ad un gruppo di persone qual è la pizza preferita dagli italiani, loro vi risponderanno naturalmente: la pizza Margherita.
Come lo sappiamo? Grazie ai dati.
Guardando le vendite dei supermercati relative alle pizze surgelate di normali dimensioni, la pizza Margherita vince, non c’è gara. Poi però i supermercati hanno iniziato a vendere pizze più piccole, improvvisamente la pizza Margherita scende al quarto posto. Quando compriamo una pizza normale dobbiamo metterci d’accordo almeno con un altro amico, perché (a meno che non siamo affamati) è impossibile finirla da soli. Tuttavia quando compriamo una pizza di piccole dimensioni, possiamo scegliere la pizza che vogliamo (con la tranquillità di finirla tutta). Abbiamo più scelta, abbiamo più dati tra cui decidere. I dati ci permettono di comprendere meglio, come in questo caso, che la pizza preferita dagli italiani non è quella margherita.
Siamo immersi da una vastità di dati, è un dato di fatto. La quantità di dati prodotta dal 2008 ad oggi è il doppio di quella prodotta come esseri umani fino al 2008 stesso (e con dati indico anche i graffiti nelle grotte dei Neanderthal), ed ogni giorno 1826 petabyte
(1 petabyte = 1024 terabyte, per intenderci) circolano nel web. (fonte: trends.google.com)
Yuval Noah Harari in due dei suoi libri, “Sapiens” e “Homo Deus”, chiama questo comportamento della società umana: “La società del datismo”. Ovvero una società che non ci tratta più come individui, come singoli capaci di scegliere che fare di sé e di come rapportarsi con gli altri, ma sempre più come dei dati certi. Elemento chiave di ciò sono i social network. Nati come piattaforme di comunicazioni e metodo per relazionarsi con gli altri, si sono evoluti in miniere di dati che vengono venduti a centri di analisi e che lottano fra loro per potersi accaparrare la più grande quantità di dati.
Precursore della società del datismo è stato Asimov quando, nella sua Trilogia della Fondazione, ha inventato il concetto di Psicostoria: lo studio delle masse e della loro evoluzione in quanto masse. Quindi chi detiene i Big Data, cioè una mole considerevole di dati, ha il potere di agire sulle masse influenzandone le scelte e la storia.
Come è possibile ottenere i dati? Grazie all'attenzione.
L’attenzione è la risorsa più contesa attualmente, la moneta che genera dati. E in questo vediamo tanti piccoli e grandi attori. Piccoli attori: politici, influencers, youtubers, io, che cerco con questo articolo di attirare la vostra attenzione e di misurarla con le views e i like trasformandoli in dati. Grandi attori: Google, Amazon, Facebook, che cercano di offrire oltre al loro normale uso(motore di ricerca, e-commerce, social network) nuovi servizi che tengano sempre di più l’utente vincolato ad essi. Ad esempio, il nuovo servizio prestiti di Amazon o il Market place di Facebook.
Questo nuovo paradigma sociale ci porta non più a scegliere, ma ad essere scelti. Ad esempio: se cerco un nuovo cellulare su Google i miei dati saranno immagazzinati e verranno usati, da Amazon, per mostrarmi solamente il cellulare che io ho cercato o prodotti simili ed in più lo consiglierà a persone a me vicine o con comportamenti e gusti simili ai miei.
Questa è la conseguenza della società del datismo: chi produce il contenuto scegliere la sua utenza e non più il contrario.
In fondo voi non avete scelto di leggere questo articolo, è l'articolo che ha scelto di essere letto da voi.
Andrea Lops
Membro DigiLab - Contamination Lab
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